È divenuta ormai ovvia la constatazione che viviamo in un’epoca di crisi multidimensionali. Ma davvero siamo sicuri che “svilupparci sostenibilmente” ci convenga ancora, in tempi così turbolenti?
Le sofferenze e le alienazioni che in tanti angoli di mondo affliggono e travolgono un’umanità travagliata rappresentano il frutto delle nostre storie civili e sociali, anche delle più recenti. Come si vive nelle regioni semiperiferiche del mondo attuale? Attorno a un Mediterraneo che vede sempre più individui tagliati fuori dalle tutele merceologiche e finanziarie spettanti a cittadinanze e clientele sovrasviluppate, quali aspirazioni allo “sviluppo umano” provano coloro che, pur carenti di ben-avere, sono ugualmente assediati da miriadi di affabulazioni moderniste? E com’è fatto il mondo quotidiano di masse sempre più controllate -e comandate- da macchine?
L’imperio delle macchine: non è forse diretta a questo fine supremo la perenne corsa a competere per crescere che nell’infuriare di molteplici crisi, conflitti e guerre va sospingendoci verso il buco nero di un futuro insondabile? E non potrebbero essere proprio gli sforzi profusi per il dispiegamento della crescita economica e tecnologica a deprivare sempre più gli esseri umani di bisogni, diritti e opportunità di buon vivere, a inchiodarli a un destino di malesseri multiformi e consumismo digitalizzato? Quali “vie allo sviluppo” abbiamo percorso fino ad oggi? E quali vantaggi ne abbiamo tratto se così spesso dobbiamo ammettere di ritrovarci con un pugno di mosche in mano?
A simili domande tenta di dare qualche risposta “Le metamorfosi dello sviluppo”, fotolibro liberamente scaricabile. L’autore augura buona lettura a chi vi si vorrà accostare.